Il primo Vertice Asia Centrale-Italia, che si è svolto a fine maggio nella capitale del Kazakistan, Astana, può essere considerato un punto di partenza fondamentale per l’Italia in una delle regioni più strategiche al mondo. Non solo per i notevoli contratti commerciali sottoscritti in occasione del Summit, ma soprattutto perché questo evento potrebbe rappresentare un primo passo ufficiale dell’Italia per una presenza strutturata e di lungo periodo nell’area principale per la produzione, trasporto e approvvigionamento delle risorse energetiche. Per un parere esperto ci rivolgiamo ad un politologo kazako di primo piano, Andrei Chebotarev, direttore del think tank “Alternativa”.
— Direttore, quali sono gli aspetti di questo primo Vertice che ritiene più rilevanti nella prospettiva di una possibile crescita della cooperazione Asia Centrale-Italia?
— In una prospettiva politica, questo Vertice ha dimostrato, in primo luogo, un aumento del livello di soggettività politica internazionale dell’Asia Centrale. Dal 2022, questo è l’ottavo vertice con la partecipazione di capi di Stato e di governo nel formato multilaterale «Asia Centrale+».
In secondo luogo, l’autonomia dell’Italia come Stato sovrano. Nel periodo 2007-2018, solo l’Unione Europea ha interagito con i Paesi della regione in questo formato. Ma già oggi l’Italia (dal 2019) e la Germania (dal 2023) dialogano con loro in maniera indipendente. È già previsto un secondo vertice nel 2027 in Kirghizistan.
La Dichiarazione congiunta dei Capi di Stato dell’Asia Centrale e della Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, adottata al termine del Vertice, apre opportunità per lo sviluppo di una cooperazione multiforme in un’ampia gamma di settori. Tra questi, le energie rinnovabili, l’ecologia, il cambiamento climatico, le risorse idriche, l’agricoltura, l’innovazione, ecc.
Tutto ciò a sua volta costituisce la base per stabilire e sviluppare la cooperazione tra l’Italia e ciascuno dei paesi dell’Asia centrale a livello intergovernativo e interministeriale. Inoltre, si potrebbero promuovere iniziative multilaterali congiunte attraverso la partecipazione a organizzazioni internazionali (ONU, OSCE).
— Secondo Lei, quali temi della cooperazione Italia/Ue — Asia Centrale sono stati finora trascurati e dovrebbero invece essere oggetto di maggiore attenzione?
— L’Italia potrebbe ampliare la sua partecipazione al processo di sviluppo del Corridoio di Trasporto Internazionale Transcaspico (via commerciale che parte dal sud-est asiatico e dalla Cina verso l’Europa attraverso il Kazakistan, il Mar Caspio, l’Azerbaigian, la Georgia e la Turchia). Soprattutto perché è uno dei principali partner commerciali ed economici della Cina nell’UE. Va notato che il volume del fatturato commerciale tra i due Paesi è aumentato dell’1,1% nel 2024.
L’Italia è anche interessata ad aumentare le esportazioni di vari beni dall’Asia centrale e dal Caucaso meridionale. Per questo, prima di tutto, potrebbe entrare a far parte dell’associazione Trans-Caspian International Transport Route, in attività dal 2017, almeno come membro associato, come lo sono enti commerciali di diversi Paesi. In particolare, partecipano all’associazione aziende di Polonia e Romania.
Potrebbe essere incrementata la cooperazione di strutture specializzate italiane con la compagnia nazionale Kazakhstan Temir Zholy (Kazakistan) e la Xi’an Free Trade Port Construction and Operation (Cina) per la creazione di un terminal merci intermodale congiunto nel porto di Trieste, sul Mare Adriatico. Qui, in particolare, arriva una certa quantità di petrolio kazako, che viene poi inviato agli importatori di Austria, Germania e Repubblica Ceca. Ma è possibile espandere il potenziale di questo porto nella direzione indicata. Tanto più che le società citate, ad esempio, si sono accordate con L.A.C. Holding (Ungheria) per la costruzione di un terminal simile a Budapest. Secondo alcuni rapporti, la sua costruzione è prevista per il 2026. Sono inoltre in corso trattative con le autorità rumene per il porto di Constanza, sul Mar Nero. L’Italia potrebbe quindi diventare uno dei collegamenti chiave del Corridoio di Trasporto Internazionale Transcaspico in Europa.
Il Kazakistan e altri Paesi dell’Asia centrale sono interessati alla solida esperienza italiana nella lotta al terrorismo, all’immigrazione clandestina, alla criminalità organizzata, alla corruzione e al riciclaggio di denaro. Pertanto, potrebbe essere sviluppata la cooperazione tra le agenzie competenti in queste aree, prevedendo incontri annuali dei loro rappresentanti per portare avanti consultazioni approfondite. Ciò consentirebbe all’Italia di contribuire alla sicurezza regionale in Asia centrale.
— L’Asia Centrale è una realtà politica, economica e sociale complessa. Ritiene che da parte italiana, europea in generale, ci sia un’adeguata comprensione delle dinamiche e degli interessi locali che compongono questo sistema multiforme? Come rendere più efficace il dialogo bilaterale?
— A questo proposito, è rilevante la proposta del Presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev di istituire un Business Club Asia Centrale-Italia sotto gli auspici delle Camere di Commercio e Industria dei sei Paesi. Su questa piattaforma, i rappresentanti dei circoli d’affari potranno discutere questioni attuali della cooperazione commerciale, economica e di investimento nei diversi settori di interesse.
Occorre inoltre intensificare l’interazione tra i rappresentanti della comunità scientifica e degli esperti dei Paesi dell’Asia centrale e l’Italia, anche attraverso eventi congiunti di carattere scientifico-pratico (conferenze, tavole rotonde), educativo (lezioni, seminari) e informativo (podcast), ricerche congiunte, preparazione e pubblicazione di monografie, raccolte e articoli in edizioni scientifiche, ecc. Mentre nella nostra regione scienziati ed esperti interagiscono regolarmente tra loro, non esistono contatti altrettanto regolari con i colleghi italiani.
Alcuni giornalisti e ricercatori italiani conoscono più o meno bene i processi relativi all’Asia Centrale. Tuttavia, nel contesto attuale, è opportuno che il maggior numero possibile di rappresentanti dei circoli accademici ed esperti italiani abbia una conoscenza della nostra regione. A loro volta, le loro valutazioni contribuirebbero a orientare politici e imprenditori interessati. È molto importante che scienziati ed esperti italiani visitino l’Asia Centrale. La creazione e il funzionamento della stessa piattaforma di dialogo tra esperti darà loro l’opportunità di visitare i Paesi della regione e di comunicare con i colleghi locali.
«MeridianoItalia.TV», 4.06.2025
Pietro Fiocchi
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